VETERINARIA VIII COLLE

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La Displasia del Gomito

Cos'è

La displasia del gomito, insieme alla displasia dell’anca, è una delle malattie ortopediche che più frequentemente affliggono il cane durante il delicato periodo dello sviluppo e che ne condizionano poi tutta la sua vita. E’ un anomalo sviluppo dell’articolazione omero-radio-ulnare, tale per cui queste tre ossa crescono in modo disarmonico tra loro ed asincrono in lunghezza; le regioni ossee interessate sono le fisi (zone di accrescimento) e le cartilagini articolari.

Il risultato è la comparsa di diverse condizioni patologiche:

- l’osteocondrite dissecante (OCD): coinvolge la cartilagine articolare della superficie distale e mediale del condilo omerale, che non riceve il giusto nutrimento a causa della ritardata ossificazione determinata dall’osteocondrosi, portando un lembo cartilagineo morto a staccarsi dall’osso, in seguito anche ai microtraumi e al carico ponderale;
- la mancata unione del processo anconeo (UAP): può essere causata da una crescita asincrona tra radio e ulna a favore del radio, che causa sollecitazioni maggiori a carico del processo causandone il distacco;
- la frammentazione del processo coronoideo mediale (FCP): in questo caso è l’ulna che cresce di più e più in fretta, determinando una maggior sollecitazione e una sofferenza a carico del processo coronoideo mediale, che si può staccare o frammentare;
- l’incongruenza articolare, ovvero un allineamento scorretto delle superfici articolari.

In ognuna di queste patologie, l’esito è lo sviluppo di un quadro artrosico secondario, accompagnato da dolore e zoppia più o meno grave a seconda del grado di displasia presente.

Durante il loro sviluppo, praticamente tutti i cani possono soffrire di displasia dell’anca o del gomito. Ma sono i cani appartenenti a razze di media e grossa taglia (compresi i meticci), che per il loro peso e statura soffrono maggiormente a causa di questi gravi distrurbi scheletrici.

Le cause

Anche la displasia del gomito, come quella dell'anca, è una malattia multifattoriali. I fattori scatenanti le patologie possono essere di tipo ereditario oppure di tipo ambientale.

Le displasie si ereditano, si trasmettono cioe' dai genitori ai figli e a trasmetterle non sono solo i cani visibilmente displasici, cioe' malati, possono farlo anche genitori che, pur essendo apparentemente sani, sono in realta' portatori nel proprio DNA di alcuni di geni per la displasia e, dunque, sono potenzialmente in grado di trasmetterla alle generazioni future.

Tra gli atri fattori, un ruolo di primo piano spetta all’alimentazione. Nelle forme di displasia del gomito, il fattore nutrizionale maggiormente sotto accusa è il calcio. Diete eccessivamente arricchite con questo minerale possono infatti interferire con la corretta trasformazione e maturazione delle cartilagini in accrescimento e, di conseguenza, ripercuotersi sulla crescita in lunghezza delle ossa del gomito.

Altri fattori che possono aggravare una displasia sono: l’esercizio fisico esagerato, in soggetti ad esempio avviati troppo precocemente ad intense attività  agonistiche o di lavoro; eventuali traumi, cui i cuccioli sono particolarmente esposti per loro naturale vivacità; possibili malattie ossee concomitanti.

Come riconoscerla e diagnosticarla

La diagnosi si basa sui dati anamnestici familiari, sulla visita clinica ortopedica e soprattutto dallo studio radiografico.

I primi segnali d’allarme possono comparire precocemente, a 4-5 mesi di età; i sintomi variano da un’andatura anormale, ad una zoppia intermittente anche poco appariscente e saltuaria, fino ad una grave malattia invalidante con zoppia accompagnata da rotazione esterna delle zampe o deviazione dei gomiti all’interno; spesso si riscontra rigidità agli anteriori quando si alzano. In fase cronica si instaura vari quadri di ipotrofia muscolare.

Gomito sano -----------------> es. di UAP

Come la displasia dell’anca, essendo una patologia molto diffusa, progressiva e spesso dolorosa, è bene che tutti i soggetti di taglia medio-grande o gigante (sia di razza che incroci) vengano sottoposti a controlli radiografici precoci per evidenziare la patologia articolare al suo esordio ed intervenire dove necessario; è preferibile effettuare tali studi contemporaneamente a quelli per la displasia dell'anca, dato che entrambi necessitano, per essere effettuati, di una sedazione profonda.

Come trattarla

Gli obiettivi della terapia sono quelli di alleviare il dolore e di mantenere la funzione degli arti, nonché di tenere il cane ad un normale livello di attività. Il trattamento della displasia del gomito è spesso una combinazione di terapia medica e chirurgica.

Se i trattamenti chirurgici vengono effettuati in età di sviluppo (verso i 6-9 mesi d’età), grazie ad una diagnosi precoce, la prognosi risulta abbastanza buona. Se invece, purtroppo, la displasia del gomito viene scoperta in età adulta (dopo l'anno d'età), i trattamenti saranno di tipo medico, mirati a trattare i sintomi (antinfiammatori), ma soprattutto preventivi di un peggioramento dell'artrosi, lavorando sul mantenimento di un peso corporeo ottimale e ad un esercizo fisico atti ad evitare il progredire della patologia.

Cosa può fare il proprietario

Un proprietario informato e consapevole è una pedina essenziale per prevenire queste malattie e la loro diffusione. Per garantire al proprio amico a quattro zampe una buona qualità di vita, sarebbe bene attenersi a delle linee guide per cercare di ridurre il rischio di manifestazione del problema, andando a lavorare sui fattori causa della malattia.

Per prima cosa, bisognerebbe scegliere cuccioli figli di genitori esenti: se si decide di acquistare un cucciolo, soprattutto se appartenente ad una delle razze predisposta alla displasia, è importante rivolgersi ad allevatori seri ed affidabili, che utilizzino riproduttori esenti da tali malattie. Ciò è verificabile consultando appositi certificati ufficiali riportanti il grado della displasia, o la sua assenza, che l’allevatore dovrebbe avere sempre con se. Quando acquistiamo un cucciolo è quindi importante richiedere copia di tale certificato riferito ai genitori del nostro nuovo amico, anche se non c’è mai la certezza che tutti i cuccioli che hanno genitori senza displasia siano anch’essi liberi da questa malattia.

E' opportuno poi favorire la diagnosi precoce, sottoponendo il cucciolo, specie se appartenente ad una razza predisposta, ad una precoce visita ortopedica specialistica. Se necessario, è utile concordare con il veterinario un controllo radiografico.

Altro punto fondamentale è il regolare l’alimentazione: una dieta corretta gioca un fattore importante. E’ bene quindi alimentare i cuccioli a rischio con diete appropriate, specificatamente formulate in base alla loro taglia, all’età, e al tipo di vita che conducono. In particolare, sono da evitare gli eccessi energetici e le esagerate integrazioni in minerali e vitamine. L’ipernutrizione, infatti, si rivela un fattore di grave danno per le articolazioni in crescita, sia perchè il sovrappeso grava esageratamente sulle articolazioni in sviluppo, sia per gli squilibri di natura metabolica che l’ipernutrizione può provocare, a discapito della corretta trasformazione della cartilagine in osso.

Bisogna inoltre ricordarsi di controllare l’esercizio fisico: il livello ed il tipo di attività fisica devono essere adatti allo stato delle articolazioni del cane in crescita. Cuccioli a “rischio displasia” dovrebbero evitare un’attività fisica, data da eventuali allenamenti o impegni agonistici e/o di lavoro, troppo intensi, in maniera tale da ridurre l’uso eccessivo ed incontrollato delle fragili articolazioni in crescita.

Naturalmente non bisogna mai dimenticare di seguire sempre i consigli del Veterinario: una volta diagnosticata la malattia, è necessario seguire scrupolosamente le indicazioni del veterinario di fiducia, che adeguerà i piani di terapia all’età del cane ed alla gravità dell’artrosi di cui  portatore.

Proprio la prevenzione, o la gestione, dell’artrosi è la chiave di un approccio di successo ai soggetti displasici. Per aiutare i cuccioli predisposti alla displasia a ridurre il rischio di grave artrosi, sono utili i condroprotettori. Tali sostanze, se somministrate con razionalità, tempestività e costanza nei soggetti a rischio, consentono di proteggere e rinforzare la cartilagine, aiutando a ridurre lo sviluppo dell’artrosi, o, se già presente, a limitarne i danni e a ritardare la comparsa di sintomi evidenti (dolore, zoppia) ad essa correlati. In ogni caso, sarà il veterinario di fiducia a stabilire precisi protocolli di controllo dell’artrosi secondaria alla displasia, basati ad esempio sulla combinazione dei condroprotettori con il controllo dell’alimentazione (e, dunque, del peso dell’animale), un’attività fisica regolare, eventuale uso di farmaci antinfiammatori e, se necessario, una chirurgia correttiva di natura preventiva.

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