Che cos'è?
Il microchip è un piccolo dispositivo elettronico, delle dimensioni di circa 1 cm per 2 mm, che viene inserito, tramite una semplice puntura, sotto la pelle del collo dei nostri cani. Tale dispositivo è assolutamente inerte, nel senso che non emette onde di alcun tipo, non nuoce alla salute, non dà reazioni allergiche ne fastidio al cane. E' questo infatti uno dei principali timori dei padroni più apprensivi e attenti alla salute del loro cane.
L'applicazione del microchip non è un opzione, ma un obbligo di legge per tutti i proprietari di cani: questo deve essere impiantato entro i 2 mesi di età del cane o, se si entra in possesso di un cane che ne è privo, va applicato entro 30 giorni dall'adozione.
A cosa serve?
Nonostante sia una pratica diffusa ormai da più anni, qualcuno ancora non sa bene a cosa serve e come funzioni. Lungi dall'essere una sorta di navigatore satellitare che consente di rintracciare il cane ovunque si trovi, all'interno del microchip è registrato un codice di 15 cifre che viene registrato all'"Anagrafe Canina" con associati i dati del cane e del proprietario. Se un cane si smarrisce, scappa e viene trovato, un apposito strumento in possesso dei veterinari, dei canili e dell'asl è in grado di leggere tale codice e di risalire quindi ai dati di identificazione registrati.
E' quindi uno strumento indispensabile per prevenire il randagismo e l'abbandono degli animali. E' inoltre obbligatorio anche per poter permettere al cane di viaggiare all'estero, associato al passaporto.
Solo il cane può essere "microchippato"?
Se un proprietario vuole, il microchip può essere applicato anche su gatti, conigli e furetti, magari per paura di poterli smarrire, soprattutto per gatti che hanno accesso all'esterno. Da qualche tempo è stata anche creata l'"Anagrafe Nazionale Felina", ma non vi è obbligo di legge per tali animali.
E' invece obbligatorio anche per loro in caso debbano effettuare viaggi all'estero.